L’agenzia cinese per la pianificazione statale per lo sviluppo e le riforme (NDRC) , incaricata dal governo di Pechino di condurre le politiche macroeconomiche, ritiene che l’attività mineraria presente nel paese sia da eliminare.
Da quanto riferito dalla stampa cinese, la lista provvisoria in cui figurano oltre 450 aziende, sarà sottoposta al giudizio pubblico fino al 7 maggio, per permettere di commentare la bozza dell’agenzia sulle attività da elminare.
Non è ancora chiaro, se vi è già un eventuale piano per lo smantellamento delle attività di mining su bitcoin da parte del governo cinese.
Se questo avvenisse, sarebbe un duro colpo per l’industria mineraria che vede la Cina primeggiare nel settore, sia per la produzione di attrezzature (ricordiamo tra tutti Bitman Technologies, colosso cinese per le attrezzature di mining) che per i pool minerari presenti nel paese con una percentuale di oltre il 70% al livello mondiale.
Oltretutto circa due settimane fa, proprio Bitman, ha comunicato mediante gli organi di stampa, di voler installare, nella Cina sud-occidentale, 200.000 unità minerarie (costo stimato $ 100 milioni) per trarre vantaggio dall’energia idroelettrica a basso costo nel paese. Avevo già trattato l’argomento qualche mese fa, riguardo le fonti di energia rinnovabile utilizzate in Cina per il mining di bitcoin.
La Cina che negli anni ha attuato “aperture” verso un’economia liberale, il veder proliferare al suo interno, un’industria “decentralizzata” come quella delle criptovalute è certamente un concetto difficile da sostenere, non tanto a livello economico ma quanto a livello politico.
A ottobre 2018, CNLedger lanciò la notizia nella quale si comunicava che nel paese asiatico era possibile possedere e trasferire criptovaluta (per noi sembra normale, in Cina evidentemente no!). Nonostante questo il governo cinese ha imposto regole a dir poco repressive agli exchange, che devono consentire alle autorità l’accesso ai dati archiviati per controllare l’identità degli utenti secondo le regole stabilite dall’organismo cibernetico (CAC). Molte aziende, viste le restrizioni, lasciarono la Cina per trasferirsi in altri paesi asiatici o addirittura in Europa.
Tutto questo avviene mentre bitcoin ha ripreso a dare segnali di vita. Ricordo che martedì 2 aprile è stata una splendida giornata per tutti noi piccoli investitori con un Bitcoin che veniva scambiato a $ 5000. La Cina incide pesantemente sul mercato! Speriamo che anche questa volta non cerchi di spegnerci l’entusiasmo.
Intanto “l’anomalia” del rialzo del Bitcoin avvenuta ad inizio aprile ci costringe a rimanere ben concentrati per capire l’effettiva direzione che potrebbe prendere il mercato. Personalmente penso che dietro alla forte crescita del 2 aprile vi siano in realtà mosse politiche di alcuni governi coperte da grosse multinazionali. Non mancherò di esporverlo in post futuri.
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Foto di copertina di Лечение Наркомании